Domenica 16 giugno si è svolta a Besançon (Francia) la World Cup di Paratriathlon. Era il mio primo impegno internazionale come guida di Federico Sicura, atleta ipovedente bresciano. Federico sta risalendo il ranking mondiale per iniziare il periodo di qualifica olimpico che inizierà a fine giugno e terminerà dopo un anno. Gli accessi alle gare più importanti necessitano una buona posizione nel ranking mondiale e la tappa francese era fondamentale per mettere un ulteriore tassello in vista delle successive gare. La mia avventura nella Nazionale Italiana di Paratriathlon è cominciata a gennaio quando, grazie ad alcuni amici (Eric Ontini in particolare) dello ZeroTrenta Triathlon di Brescia (squadra di Federico), mi è stato chiesto se ero disponibile ad aiutarlo in questo percorso.
Federico è stato poi scelto dalla Federazione tra gli atleti in corsa per la qualifica a Tokyo 2020, e così è iniziato il nostro viaggio. Negli allenamenti e gare con la Federazione, io e Daniel Hofer ci alterniamo nei panni della guida, un ruolo complesso perché è necessario instaurare un buon feeling con l’atleta, sia atleticamente che umanamente. E domenica scorsa l’abbiamo verificato anche al contrario, viste alcune débâcle di atleti che erano tra i favoriti ma che hanno avuto inconvenienti anche dovuti a piccoli errori in gara (penalty non viste o problemi meccanici). In questo ruolo Federico può contare anche sul supporto di altri amici/guide che per fortuna possono aiutarlo nella quotidianità degli allenamenti.
Tecnicamente la gara prevede che nel nuoto si sia legati con una corda elastica lunga circa 70 cm, in bici si pedali sul tandem e nella frazione finale si corra uniti da un cordino. Ovviamente, importantissime sono le transizioni, dove i meccanismi devono essere perfetti per evitare di perdere preziosi secondi. Un’altra grande atleta azzurra, due volte olimpica, Charlotte Bonin, sta ricoprendo questo ruolo per Anna Barbaro. Sottolineo questo aspetto perché lo ritengo un impegno importante da parte di atleti che hanno una carriera di primo piano in questo sport ma mettono a disposizione la propria capacità tecnica e l’esperienza per gli altri. Indipendentemente dal mio personale coinvolgimento, lo ritengo un bel messaggio anche per altri atleti di vertice che volessero provare a dare il proprio contributo in futuro.
Per i più curiosi, il nostro coinvolgimento è dovuto anche ai ritmi che si devono tenere in gara. Questi atleti necessitano di una guida che possa tenere ritmi superiori ai loro per tutta la gara, in modo che non possano avere limitazioni dalla guida, ma solo aiuto. Ad esempio, Federico in Francia ha nuotato i 750 m in 11’37”, pedalato in 32’41” su un percorso di 21 km abbondanti con un discreto dislivello, e corso in 19’01” (19’11” inclusi i 10″ di penalty scontati durante la corsa) i 5 km finali che non erano velocissimi viste le numerose curve del percorso.
Dopo diversi appuntamenti dedicati all’allenamento a nuoto, in bici (per trovare i giusti settaggi sul mezzo specifico) e di corsa (per migliorare la sintonia) sono arrivate le prime gare che sono servite a me e a Federico come test di avvicinamento a Besançon. Il primo weekend di giugno abbiamo partecipato al Deejay TRI nello sprint della domenica. Io ho approfittato per gareggiare anche al sabato nella distanza Olimpica individuale. Insieme a Federico abbiamo ritenuto utile la gara dell’Idroscalo proprio perché si inseriva perfettamente nel nostro programma di avvicinamento a Besançon, vero primo obiettivo da centrare. E ci siamo riusciti arrivando secondi, battuti solo dal francese Perel (Cat. B1 e partito quindi con 3’21” di vantaggio), con un grande Federico Sicura che non ha mollato un metro.
Questa medaglia d’argento è stata la ciliegina sulla torta di un weekend che si era messo maluccio dal punto di vista climatico, ma che poi ha regalato tanto sole durante la gara. I miei complimenti vanno anche alle altre due medaglie d’argento azzurre Veronica Yoko Plebani e Anna Barbaro con la guida Charlie Bonin. Ma anche agli altri azzurri in gara Rita Cuccuru e Pier Alberto Buccoliero. E grazie ai tecnici della Federazione per i mille “sbattimenti” e il supporto costante. Nella mia vita da atleta posso dire con orgoglio di essere parte di un progetto umano e sportivo unico, e questo mi dà molta energia e fiducia per i prossimi appuntamenti dove cercheremo, ovviamente, di riconfermarci, per provare a portare il Paratriahlon Italiano a Tokyo 2020. E prometto di tagliare i capelli a breve.. nella foto, in effetti, ero abbastanza imbarazzante. 😉