Ci ho messo poco a pensarla questa “follia”. A dirla tutta il piano era già nella mia testa da tempo. Ironman Vichy come obiettivo e se va bene, tipo che vado a podio, provo a fare Ironman Barcelona 5 settimane dopo.
Non é una pazzia o una scelta arrogante di chi pensa di volere “tutto subito” solo perché ha fatto una buona gara. È semplicemente il tentativo di raccogliere più punti Kona possibili in anticipo rispetto al calendario con una gara “a portata”. Barcellona é una trasferta poco costosa e impegnativa (viaggio breve, località comoda, logistica buona ecc.), la gara è veloce e con un percorso relativamente facile. Insomma, gli ingredienti ci sono. Il sistema di qualifica PRO ci “obbliga” a questa rincorsa. Bisogna osare se vuoi far parte del “gioco dei grandi”.
Se alla mia età mi sono messo in gioco nel circo delle lunghe distanze non voglio rimanere nel mezzo, preferisco rischiare di perdere, ma me la gioco fino in fondo per puntare in alto, non voglio rimpianti.
Non è facile fare il PRO nel mondo Ironman, i rischi sono alti, ti giochi le tue carte e provi ad alzare la posta, solo che non puoi bluffare. Ti giochi tutto li, sul campo gara a carte scoperte. Sponsor, famiglia, squadra, staff, amici. Tutti ti aiutano come possono e ci credono e non vorresti mai deluderli, ma il gioco é duro. E a volte ci si deve arrendere.
Barcelona è stata così. O dentro o fuori. Ci ho provato a stare in gara, ma è bastata la prima parte della frazione di bici a farmi capire che avevo chiesto troppo.
5 settimane sono poche per recuperare e tornare in condizione buona per strappare il risultato necessario.
Potevo finirla? Sì, senza dubbio. Ma per il nostro mestiere non ha senso, purtroppo. Bisogna chiudere il capitolo e passare al successivo, analizzando quanto accaduto per farne tesoro.
Settembre é stato un mese impegnativo. La settimana successiva alla gara di Vichy ho recuperato malino. Fatica a dormire, giornate impegnative, una “gita” tedesca per far visita ad alcune aziende ad Eurobike hanno reso quei 7 giorni un po’ tosti. Poi ho ripreso ad allenarmi un po’, ma la condizione era altalenante e gli impegni professionali hanno pesato. È un mese di ripartenza e le cose da fare sono molte, certamente belle, ma a volte richiedono più energie del previsto. Così, ripensando alle 5 settimane trascorse, mi risulta chiaro dove ho “sbagliato”. Ho chiesto troppo per uno normale come me. I superman sono altri.
Ma questo é il gioco. O dentro o fuori. E bisogna provarci.
Fare questo “lavoro” è bello, ma richiede tante energie per poterselo permettere. Vivere di triathlon é difficile e i rischi sono in agguato. Le certezze poche. E il sistema che ruota intorno non ci aiuta sempre, ma questo è un altro discorso. Meglio pensare alle sfide sul campo e alla splendida fatica che ci permette di gioire dei traguardi raggiunti
Io vado avanti. E gioco coi grandi.